Inquinamento e pelle: affila le difese

Se ne parla sempre più spesso. L’inquinamento atmosferico incide sulla salute della pelle, tanto da destare l’interesse di un’intera generazione di ricercatori. Fortunatamente difendersi è possibile, cominciando per esempio a intensificare le difese insite nella pelle stessa.

L’inquinamento accelera l’invecchiamento della pelle

Se i danni cutanei del sole sono da decenni nel mirino dei dermatologi, quelli dell’inquinamento atmosferico sono relativamente recenti. Uno dei primi studi sul tema è del 2010, quando una ricerca pubblicata sul Journal of Investigative Dermatology evidenziò un’associazione tra la presenza massiccia di particolato (PM), dovuto alle emissioni delle auto, e l’aumento del 20% delle macchie pigmentarie nelle persone residenti in zone ad alta densità veicolare.

I dati non erano molto diversi nelle aree meno trafficate: livelli moderati di altri tipi di particolati (dovuti agli impianti industriali), mostravano un’accelerazione evidente l’invecchiamento cutaneo attraverso una maggiore incidenza di discromie sul viso

Ma l’inquinamento non è solo atmosferico, bensì è anche domestico. In questo caso, l’imputato è il particolato sottile (PM2,5), cioè quello derivante dalla combustione di combustibili solidi (legno, carbone, pellet), soprattutto se gli ambienti non sono adeguatamente ventilati. Ebbene, secondo uno dei primi studi in merito, questi agenti inquinanti incidono precocemente sulla comparsa delle macchie cutanee e delle rughe.

L’inquinamento tra i fattori scatenanti della dermatite atopica

La dermatite atopica è un’altra affezione della pelle scatenata dall’inquinamento. Sebbene il principale fattore di rischio sia genetico, la ricerca mostra che fattori ambientali come il mix di polveri sottili, umidità e sbalzi di temperatura svolge un ruolo significativo nell’innescare e aggravarne i sintomi. È la cosiddetta interazione “gene-ambiente”.

Sempre secondo gli studi, i tassi di dermatite atopica sono significativamente più alti nei bambini che hanno una storia familiare di patologie allergiche e che nel primo anno di vita si sono trasferiti in una casa di nuova costruzione. Pare che alcuni materiali comuni da fabbricazione, come vernici e laccature di mobili, emettano sostanze inquinanti (COV, composti organici volatili) in grado di interagire con il gene della dermatite atopica, innescando così una reazione infiammatoria.

Orticaria e inquinamento, un legame molto stretto

Tra le reazioni cutanee conseguenti all’inquinamento c’è anche l’orticaria, che si caratterizza dalla comparsa di pomfi rilevati, rossi e pruriginosi. Uno studio del 2022 pubblicato su Environmental Science and Pollution Research ha rilevato che in Cina le visite al Pronto Soccorso a causa dell’orticaria sono aumentate proprio in relazione ai picchi dell’inquinamento atmosferico.

In questo caso, i fattori scatenanti si ampliano, trovando terreno fertile nell’ozono (O3), nel biossido di azoto (NO2) e nei già citati COV e PM2,5, tutte sostanze che agiscono come allergeni, scatenando l’orticaria nelle persone predisposte.

Come difendere la pelle dall’inquinamento

Anche se non è possibile modificare nel breve periodo le condizioni esterne, si possono adottare misure per migliorare la qualità dell’aria della propria abitazione. Oltre che proteggere e rinforzare le barriera naturale della pelle. Un aiuto proviene dalle piante da interno che hanno la funzione di purificare l’aria, mangiando letteralmente gli agenti inquinanti. È il caso del falangio, della dracena, del filodendro, della lingua di suocera e di fiori come gerbera, ciclamino e stella di Natale.

Sulla pelle, invece, è bene non farsi mai mancare una barriera protettiva applicando creme idratanti o nutrienti a base di vitamina B5, che rigenera e rinforza le difese cutanee intrinseche. Se sono presenti irritazioni e infiammazioni si può ricorrere all’azione lenitiva della calendula che ha proprietà riepitelizzanti, stimolano il metabolismo cellulare a rigenerarsi.

Mantenere integra la barriera naturale cutanea è fondamentale impedire agli agenti inquinanti e alle altre particelle nocive di penetrare all’interno  della pelle e scatenare reazioni avverse, dalle semplici irritazioni a patologie vere e proprie. Inoltre, durante la stagione invernale, anche il freddo contribuisce a impoverire le difese cutanee, perché danneggia il film idrolipidico di protezione. Applicare regolarmente una crema idratante o un unguento (in caso di pelle molto danneggiata) è la prima mossa per creare uno scudo efficace contro le aggressioni ambientali.