Intertrigine: sai cos’è?

Mai sentito parlare di intertrigine? È una malattia causata dall’umidità che ristagna a lungo in particolari aree della pelle, soprattutto nelle pieghe, causata da uno sfregamento prolungato che a lungo andare provoca infiammazione della pelle e, talvolta, segni di degradazione e infezioni.

L’intertrigine (dal latino inter, tra, e terere, strofinare) è un disturbo che desta sempre più interesse nella comunità scientifica, specialmente nell’ambito dell’assistenza infermieristica, in quanto le condizioni che la provocano possono essere correlate a ricoveri in ospedale o lunghi periodi di degenza a letto, che richiedono particolari regimi di cura della pelle. È stato visto come l’adozione, da parte del personale sanitario ma anche delle persone stesse, di un’accurata e puntuale igiene e cura quotidiana della cute, specialmente delle pieghe cutanee, migliora lo stato e il benessere della pelle e più in generale la qualità di vita del malato.

Cos’è l’intertrigine?

L’intertrigine o dermatite intertriginosa è una dermatite infiammatoria che si manifesta su superfici cutanee a contatto tra loro, nelle pieghe e nelle aree della pelle più a contatto con secrezioni come sudore, urine e feci. In queste zone, sottoposte ad attrito continuo e ripetuto, l’umidità finisce per danneggiare la barriera cutanea con comparsa di sintomi come arrossamento, eritema, gonfiore, desquamazione accentuata, prurito, macerazione e persino erosione degli strati cutanei superficiali.

L’intertrigine rientra nel gruppo delle malattie da danno cutaneo associato all’umidità (MASD ovvero Moisture Associated Skin Damage), insieme alla dermatite associata all’incontinenza, alla dermatite perilesionale e alla dermatite peristomale. Si tratta di diverse forme di dermatite irritante da contatto dovute all’esposizione della pelle a varie fonti di umidità. Nel 2019 è stata inserita nell’ICD-11 (undicesima revisione della Classificazione internazionale delle malattie dell’Organizzazione mondiale della sanità) nella sezione delle dermatiti irritanti da contatto.

Come si manifesta l’intertrigine?

Le aree più frequentemente colpite dall’intertrigine sono le pieghe in mezzo e sotto ai seni, la fessura tra i glutei, la parte inferiore delle natiche, gli spazi tra le dita di mani e piedi, l’inguine, le ascelle, l’ombelico e l’area intorno all’ano. Può succedere che la malattia coinvolga anche altre pliche cutanee nelle persone in forte sovrappeso. Meno comune, ma possibile, la comparsa sulle palpebre e dietro le orecchie.

È fondamentale identificarla e trattarla il prima possibile perché in assenza di cure, i danni causati dall’umidità a livello epidermico possono progredire e degenerare arrivando a coinvolgere il derma, lo strato intermedio della pelle, con lesioni profonde e più o meno spesse, fissurazioni dolorose, ragadi, vesciche, pustole spesso maleodoranti.

Aumenta anche il rischio di infezioni da Staphylococcus aureus, Pseudomonas Aeruginosa, Candida Albicans, Streptococcus piogene e altri batteri o lieviti. Questi effetti, oltre a danneggiare la cute, hanno forti ripercussioni psicologiche e di benessere generale.

Chi e perché colpisce l’intertrigine?

L’intertrigine può colpire persone di ogni età, ma è più frequente nei neonati, specialmente nelle pieghe del collo, a causa della postura e dell’accumulo di saliva, e nell’area del pannolino, negli adulti obesi o affetti da iperidrosi, atopia, diabete mellito tipo 2 (per il pH più elevato), deficit immunitari e nutrizionali, disturbi a carico delle ghiandole sudoripare, pelle in eccesso (per esempio dopo un intervento di chirurgia bariatrica), incontinenza.

In Europa ne soffrono, secondo gli studi disponibili, dal 2 al 6% dei malati in ospedale, dal 7 al 17% degli ospiti di case di riposo e dal 10 al 20% di chi viene assistito a domicilio. Negli Stati Uniti i dati parlano di una prevalenza più alta, intorno al 40%. Alcune abitudini possono predisporne la comparsa quali scarsa igiene, utilizzo di abiti aderenti e sintetici non traspiranti, calzature chiuse, difficoltà a mantenere la cute asciutta e pulita. I rischi aumentano in ambienti caldi e umidi.

Prevenzione e cura

Per ripristinare e mantenere integra la barriera cutanea, prevenire le manifestazioni dell’intertrigine e ridurre il rischio di infezioni, è fondamentale:

1. Mantenere la pelle sempre asciutta e pulita, ricorrendo a un detergente senza risciacquo specifico per pelli infiammate e sensibili, in grado di eliminare le impurità e igienizzare a fondo, con un’azione lenitiva, antinfiammatoria e riparatrice, da tamponare sulle aree interessate con un panno di cotone non ruvido, senza sfregare. Comodi gli erogatori spray, che permettono di raggiungere le aree difficili come la schiena.

2. Assicurarsi che la pelle, specialmente nelle aree di contatto, sia sottoposta il meno possibile a frizione: preferire indumenti leggeri e larghi, di tessuti naturali e non colorati, evitando invece i tessuti sintetici non traspiranti che intrappolano l’umidità e fanno macerare la pelle. Indossare il reggiseno può avere una funzione protettiva. Se possibile, indossare scarpe aperte o provvedere a cambiare i calzini nel caso in cui fosse necessario tenere le calzature per molte ore.

3. Intervenire sui fattori di rischio come la sudorazione eccessiva (iperidrosi), il peso, il controllo glicemico nel diabete e la gestione dell’incontinenza.

4. Utilizzare prodotti ad azione emolliente e lenitiva come polveri a base di ossido di zinco.

5. Non utilizzare garze, fazzoletti o carte assorbenti per assorbire l’umidità nelle pieghe cutanee perché si è visto che aumentano il rischio di danni da macerazione. Sono invece disponibili specifici tessuti traspiranti in poliestere in grado di trattenere l’umidità e farla evaporare: riducono l’attrito e il rischio di lacerazioni.

6. In presenza di infezione è indicato l’utilizzo di antimicotici o antibiotici, a seconda dell’agente patogeno (in questi casi si esegue esame e coltura dei raschiamenti della cute in laboratorio), ed eventualmente corticosteroidi, sistemici e/o locali, sempre prescritti dal medico.